Lo stato dell'arte - nessun pasto è gratis?
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06/07/2016 - Per la Costituzione, l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, il che comporta che tutti i cittadini dovrebbero avere il diritto di lavorare. Ma la Costituzione non si esprime su un altro diritto, quello di poter non lavorare, la cui importanza in tempi antichi era stata evidenziata da Platone e Aristotele, e che è stato oggetto di discussione in vari Stati sotto la voce reddito di cittadinanza o reddito di base. Il riconoscimento di questo diritto è economicamente sostenibile? E porterebbe davvero a un progresso civile?
Quesiti al centro di Lo Stato dell’Arte, il programma di Rai Cultura in onda mercoledì 6 luglio su Rai5. Il conduttore Maurizio Ferraris ne parla con Giuseppe Bronzini, magistrato consigliere presso la sezione Lavoro della Corte Costituzionale, e Fabrizio Mattesini, professore ordinario di Economia Politica e direttore del Dipartimento di Economia e Finanza dell’Università di Roma Tor Vergata.
Giuseppe Bronzini chiarirà la distinzione tra reddito di cittadinanza, erogato a tutti incondizionatamente, e reddito sociale minimo, ovvero l’attribuzione di una prestazione in denaro solo a chi ne ha effettivamente bisogno per combattere la povertà, il rischio di esclusione sociale e la dignità del soggetto in difficoltà. Il reddito minimo garantito è previsto dall’Unione Europea come fundamental social right dall’art. 34, e, sebbene non sia ancora direttamente applicabile nei vari Paesi, di fatto ne riassume le esperienze nazionali: tutti e 27 i Paesi dell’Unione Europea, esclusa l’Italia, hanno un reddito minimo garantito che si fonda sulle loro Costituzioni nazionali.
Per Fabrizio Mattesini, il reddito di cittadinanza è moralmente e politicamente non accettabile, oltre che non fattibile sotto il profilo finanziario. Perché percepire un reddito non è un diritto, ma il corrispettivo del contributo che ciascun cittadino dà alla produzione della società. Non fattibile perché, ad esempio, allo Stato italiano costerebbe qualcosa come 300 miliardi di euro. Una proposta interessante è, invece, quella del reddito d’inclusione sociale, rivolto a tutte le famiglie che vivono in una situazione di povertà assoluta: dovrebbe essere accompagnato da servizi alla persona per l’attivazione e il reinserimento sociale, e dovrebbe essere concesso soltanto alle famiglie i cui membri ritenuti abili si siano effettivamente impegnati nella ricerca di un lavoro.
(comunicato Rai)
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