Lo stato dell'arte - servono ancora i classici?
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Lo stato dell'arte - servono ancora i classici?
12/07/2016 - Anche quest’anno si sono svolte a Torino le Olimpiadi delle lingue classiche. Il concorso è riservato agli studenti degli ultimi due anni dei Licei ma, al contrario delle passate edizioni, si è avuta una leggera flessione dei partecipanti. Legittimo chiedersi allora se i ragazzi si stiano allontanando dallo studio del greco e del latino che, un tempo, si diceva aiutassero il ragionamento e preparassero anche alle facoltà scientifiche. È ormai del tutto passato il tempo dei nostri padri? Per affrontare il futuro è veramente necessario conoscere i classici?
A Lo Stato dell’Arte, il programma di Rai Cultura in onda mercoledì 13 luglio su Rai5, Maurizio Ferraris affronta la conoscenza dei classici con Andrea Ichino, economista, professore ordinario di economia presso l’Università degli studi di Bologna, e Giulio Ferroni, critico letterario e storico della letteratura, già professore ordinario di Letteratura italiana presso l’Università La Sapienza di Roma.
Andrea Ichino boccia il liceo classico, figlio dalla più fascista delle riforme, quella di Gentile, che aveva il chiaro intento di costruire una scuola d’élite che impedisse alle classi svantaggiate l’accesso alle posizioni dominanti. Il liceo classico, a suo avviso, non fornisce agli studenti gli strumenti analitici adeguati per affrontare i problemi di una società moderna, anzi rischia di trasmettere una cognizione parziale, e quindi distorta, della realtà. Siamo, secondo Ichino, l’unico Paese in cui gli studenti dedicano il massimo delle energie a studiare lingue morte come il latino e il greco - senza peraltro imparare a dialogare in queste lingue - invece di materie tecnico-scientifiche e lingue vive.
Per Giulio Ferroni gli studi classici sono, invece, fondamentali. L’orizzonte classico ci mette in rapporto con la storia che abbiamo alle spalle, con le nostre radici, con i fondamenti della nostra civiltà. Fa della memoria storica un determinante strumento di comprensione del presente. Garantisce flessibilità culturale, elasticità mentale, disponibilità al confronto, problematicità critica. La cultura classica, insomma, è coscienza della persistenza, ricerca dell’essenziale, inquieta interrogazione della condizione umana.(comunicato Rai)
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