Lo stato dell'arte - un altro mondo è possibile?
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Lo stato dell'arte - un altro mondo è possibile?
14/07/2016 - Un altro mondo è possibile era lo slogan del movimento No Global che si era imposto a cavallo tra XX e XXI secolo. A meno di vent’anni di distanza, sia lo slogan sia il movimento sembrano passati in secondo piano. Si tratta di un declino reale o soltanto apparente? Quella forma di contestazione è svanita nel nulla oppure ha trovato nuove forme, forse meno visibili, ma non per questo meno efficaci, in cui incanalarsi?
Maurizio Ferraris analizza cosa rimane di questa utopia del cambiamento a Lo Stato dell’Arte, il programma di Rai Cultura in onda giovedì 14 luglio su Rai5. Ospiti Lelio Demichelis, docente di Sociologia economica presso l’Università degli Studi dell’Insubria, Dipartimento di Economia e docente alla Supsi di Lugano, e Mario Pianta, docente di politica economica presso l’Università di Urbino.
Per Lelio Demichelis, un altro mondo non solo è possibile, ma necessario. Le politiche di austerità hanno fallito, come mai non si trovano alternative? Come dice Gustavo Zagrebelsky, manca un discorso collettivo sui fini da raggiungere insieme, e prevale l’idea che la massima razionalità coincida con l’adattamento a una realtà ritenuta immodificabile. Demichelis fa anche una riflessione sull’impatto delle nuove tecnologie: non si può cambiare il mondo da soli, ma il mercato e la tecnica producono processi che portando allo scioglimento dei legami sociali. Inoltre abbiamo perso la capacità di fare innovazione sociale e politica e crediamo che l’unica vera innovazione sia solo quella tecnologica.
Per Mario Pianta, l’utopia del cambiamento degli anni Novanta è finita. La sfida all’ordine neoliberista dei movimenti no global non ha avuto la capacità di tenuta che si sperava. Questo modello non ha saputo assorbire i conflitti, e i cambiamenti che ha prodotto sono stati limitati. La crisi economica ha poi rimesso tutto in ordine. Questo modello oggi è messo in discussione dal nazionalismo xenofobo che sembra riempire il vuoto lasciato da quell’utopia.(comunicato Rai)
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