Velázquez. L’ombra della vita: mucha alma en carne viva (documentario)
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Velázquez. L’ombra della vita: mucha alma en carne viva (documentario)
Per più di trent’anni Velázquez dipinge il suo sovrano, Filippo IV, con il quale ha un rapporto continuativo, e anche Isabella di Borbone, il padre del re Filippo III, la madre Margherita d’Austria e gli alti dignitari della corte. Ma la corte di Madrid non è fatta solo dalla famiglia reale e dagli ufficiali. Ci sono anche gli ultimi, i nani e i buffoni, i vermi della corte, come si diceva con grande cinismo. Una straordinaria schiera di figure cui Velázquez dona la stessa dignità e importanza che riserva ai grandi. Lo racconta il nuovo appuntamento con Velázquez. L’ombra della vita, dal titolo Mucha alma en carne viva, in onda venerdì 22 febbraio su Rai5.
I nani servivano a divertire il re e i suoi familiari, ma anche a distrarli nei tempi lunghi della posa. Ciò è evidente nella tela, conservata a Boston, dove è ritratto il principino Baltazar Carlos a un anno di età, accanto a una nana. Qui Velázquez introduce una novità: allarga la lente del suo obiettivo e ci mostra la situazione che si crea quando lui dipinge, il dietro le quinte. Lo fa in più di un’occasione. Come quando ritrae, qualche anno dopo, ancora Baltazar Carlos, ma a cavallo, al maneggio reale. Anche qui ci mostra quello che non dovremmo vedere, il set che circonda il protagonista.
È la strada che porta a Las Meninas, il capolavoro di Diego Velázquez, dipinto nel 1656. Una grande tela, conservata al Museo del Prado, che è difficile da inquadrare, perché è molte cose insieme: un autoritratto di Velázquez, un ritratto della famiglia reale, un quadro che si colloca a metà strada tra la pittura di genere e la grande pittura di storia; un quadro che ha la sacralità di una pala d’altare. Ma che si può anche considerare un pezzo di teoria dell’arte, una riflessione sulla natura stessa della pittura e del momento in cui l’atelier, lo studio dell’artista diventa soggetto e oggetto della pittura. La teologia della pittura, lo definirà qualche anno dopo il pittore napoletano Luca Giordano. Un’opera di pittura che parla della pittura, del rapporto tra l’artista e il committente e tra l’arte e il potere.
(dalla redazione Rai)
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