VALLE BISENZIO E PRATO, ACQUE TESSUTI TEATRI RAITRE

Valle Bisenzio e Prato, acque tessuti teatri, prossime programmazioni

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  • Documentario | Valle Bisenzio e Prato, acque tessuti teatri
    In onda il 15/07/2024 dalle 16:00 alle 17:00

  • Valle Bisenzio e Prato, acque tessuti teatri (documentario)

    Il Bisenzio appare come un piccolo fiume che scende a valle da rilievi nemmeno troppo alti, eppure possiede una forza poderosa. L’ha espressa nei millenni scavando, lungo i fianchi delle montagne, i due versanti ripidi di una valle che oggi si mostra con un paesaggio del tutto singolare. Lo racconta il documentario Valle Bisenzio e Prato, acque tessuti teatri, in onda lunedì 15 luglio su Rai3.

    In questo angolo di Toscana c’è un fondovalle dove sembra che dal fiume abbiano preso vita frotte di costruzioni e dove generazioni di artigiani, operai, imprenditori hanno prodotto di tutto, farine, metalli, carta e poi a un certo punto, come se fosse partito un segnale, tutti più o meno in questa valle hanno iniziato a produrre tessuti, rigenerando stracci.

    Risale alla metà dell’Ottocento La Briglia, il villaggio-fabbrica voluto dai Forti, una famiglia di origine ebrea che, prendendo spunto da alcuni modelli imprenditoriali del socialismo utopistico inglese, riadattarono un precedente complesso industriale per costruire un lanificio attorno a cui fecero edificare alloggi per gli operai, una piazza, una chiesa, botteghe e negozi, un ambulatorio medico, una centrale elettrica, un asilo scuola per i figli degli operai, e perfino un teatro.

    Negli anni ’60 l’epoca dei grandi lanifici finì. Tantissimi operai si trasformarono in artigiani, ognuno con il proprio telaio in casa o nel garage. Nel ’68, alcuni giovani della Briglia si unirono per fare un teatro come si intendeva allora, un teatro politico, un teatro tra le persone, presente nella comunità.

    Finita l’epoca dei telai in tutte le case, ancora oggi il tessile è ampiamente presente in Val Bisenzio. A Colle, infatti, c’è una grande e importante tintoria. E c’è anche l’antico Mulin de’ Fossi. La forza prodotta dalla caduta dell’acqua fa girare vorticosamente le pietre delle macine che producono come una volta farina di grano, di mais, di castagne.

    La valle termina, e si apre il paesaggio della piana dove sorge Prato, la terza città dell’Italia centrale, dopo Roma e Firenze. Le sue zone industriali sono molto estese, con fabbricati talvolta imponenti. Oggi le grandi fabbriche a ciclo completo si sono dissolte in una miriade di piccole e medie imprese, ognuna specializzata in una o due delle tante diverse lavorazioni concatenate tra loro, necessarie a produrre le stoffe. Così è nato il distretto di Prato.

    Oggi, una vasta parte delle aree industriali vede impegnati molti dei trentamila pratesi di origine cinese, i quali producono capi d’abbigliamento che in larga parte torneranno in Cina, potendo fregiarsi però dell’ambita e pregiata etichetta del Made in Italy.

    A Prato l’intreccio tra trama e ordito sembra davvero recare due fili principali. Uno è il filo naturale delle acque del fiume, della loro forza e relativo sfruttamento. Nelle epoche a quello delle acque si è sempre intrecciato il filo umano della storia industriale, che ha convogliato in valle tante presenze, dedite ai commerci, alle tecniche, alle tecnologie.

    Un terzo filo che si intreccia ai primi due è quello del teatro. Non sembra un caso che la città possieda diversi teatri, tra i quali spicca il teatro Metastasio, uno dei principali monumenti cittadini, un monumento vivo e attivo che brilla di una luce che nel suo settore esce dalla cerchia delle mura medievali e ne fa un teatro di rilevanza nazionale.

    (dalla redazione Rai)

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