La difesa della razza: noi e i cinesi
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La difesa della razza: noi e i cinesi
12/05/2018 - Noi e i cinesi è il tema della quarta puntata de La difesa della razza, il reportage-inchiesta di Gad Lerner in onda in prima serata su Rai3 domenica 13 maggio, a ottant’anni dalla promulgazione delle Leggi Razziali in Italia.
Alla fine della seconda guerra mondiale la Cina era uno dei paese più poveri del mondo. Da un quarto di secolo la sua economia ha cominciato a correre e per la Cina del presidente Xi Jinping, anno dopo anno, si avvicina sempre più il momento del sorpasso degli Usa. In Italia oggi i cinesi residenti sono trecentomila arrivano quasi tutti dallo Zhejiang meridionale, attualmente una delle province più ricche della Cina.
Lerner inizia il suo viaggio festeggiando il capodanno cinese alla periferia di Milano. Si sposta poi in Veneto, a Gorgo al Monticano, e il tema della contraffazione è al centro dell’intervista a Bepi Covre, imprenditore ed ex deputato leghista, la cui azienda produce articoli in alluminio. Quando si è reso conto che i cinesi gli copiavano tutto, dagli articoli ai cataloghi, Covre ha adottato la massima se non puoi battere il tuo nemico, unisciti a lui. Ora produce in Cina e ha risolto il problema.
Prato, Toscana. Duecentomila abitanti, cinquantamila cinesi. La più alta concentrazione di cinesi in rapporto alla popolazione in tutta Europa. Lerner si fa accompagnare tra gli opifici cinesi dall’imprenditore tessile pratese Piero Bellucci. Qui nel 2013, nel rogo di un capannone-dormitorio, morirono sette lavoratori cinesi. L’imprenditore racconta che la situazione è cambiata, gli opifici cinesi, di alto livello e all’avanguardia, sono diventati una risorsa economica per Prato e hanno rianimato un settore in crisi.
Non la pensa così Aldo Milone, ex assessore ed ex funzionario di polizia. Si lamenta per i cinesi che sputano in terra, friggono pesce tutto il giorno, non rispettano le regole. Dietro la facciata del cinese operoso, sostiene, c’è l’illegalità dell’economia nera. Lerner ne parla con Stefano Jang, portavoce dell’associazione Cervo Bianco fondata per difendere i cinesi, abituati a girare sempre con molto contante, dalle rapine da parte di bande di maghrebini che li hanno presi di mira. Poi ascolta la testimonianza di Xu Qiulin, imprenditore con aziende in Italia e in Cina tra i pochi iscritti all’Unione industriali, in Italia dal 1989.
Noi e i cinesi prosegue e si conclude con tre interviste. A Venezia con Maurizio Scarpari, uno dei massimi sinologhi italiani, che spiegherà a Lerner l’apparente contraddizione di un paese comunista guidato da un partito unico e l’apertura al mercato, sottolineando l’importanza del pensiero confuciano, fondato su gerarchia e obbedienza, il collante etico che consente il connubio tra principio di autorità e liberismo. A Genova il re degli agenti marittimi Augusto Cosulich, della storica famiglia di grandi armatori italiani, racconta perché il gruppo Fratelli Cosulich è entrato in partnership con la compagnia di stato cinese Cosco, parla della nuova Via della Seta tra Cina e Europa e dei grandi investimenti cinesi a Voltri e Vado Ligure.
Con l’ex presidente del consiglio Romano Prodi, infine, Lerner fa il punto: dobbiamo temere i cinesi? Prodi assicura di no, perché il gigante cinese ha capitali e possibilità di investimento enormi e offre all’Italia straordinarie opportunità. Ma ricorda anche quelle perdute, come il porto di Taranto che sarebbe potuto diventare il principale porto europeo per l’arrivo delle merci cinesi.
(comunicato Rai)
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