WILD ITALY RAI5

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  • Documentario | WILD ITALY
    In onda il 22/07/2018 dalle 06:30 alle 07:16

  • Wild Italy: dai popoli italici al Regno d'Italia (documentario)

    Con il Neolitico, circa 6.000 anni prima di Cristo, le popolazioni italiche svilupparono le prime forme di allevamento e di agricoltura. Gli etruschi, in particolare, si dimostrarono un popolo ingegnoso riuscendo a vivere in armonia con la Natura, pur iniziando le prime opere di trasformazione ambientale, come le bonifiche dei terreni palustri. Roma, invece, cominciò a esercitare una forte pressione sull'ambiente forestale per rifornirsi di legname per scopi edilizi, per l’arsenale navale e bellico, per il riscaldamento degli impianti termali.

    La deforestazione venne adottata anche per un'azione di controllo dei nuclei italici che ancora resistevano alla dominazione romana, con una tecnica che sembrava quasi anticipare le devastazioni ambientali, finalizzate a mettere in difficoltà e ad annientare le sacche di resistenza. Questa prima imponente opera di deforestazione fu favorita dalla realizzazione di un reticolo di strade. Lo racconta la seconda puntata della serie Wild Italy, in onda mercoledì 14 agosto su Rai5.

    È anche un'epoca di grandi opere infrastrutturali (acquedotti) e di bonifiche, con la nascita della cascata delle Marmore per bonificare la piana di Rieti. Gli scambi con i paesi del Mediterraneo portarono all'introduzione di specie animali e vegetali del Nord Africa e del Vicino Oriente, come l'istrice nella penisola, e forse i cervi in Sardegna. Nel pieno del suo splendore, l’Impero Romano aveva fatto dell'Italia un territorio profondamente trasformato e colonizzato.

    La decadenza e la caduta dell'Impero Romano d'occidente ebbero profondissime ripercussioni anche sulla Natura e sulla biodiversità del territorio italiano, associandosi a un recupero della vita selvatica. Non più mantenuti e custoditi, gli ambienti colonizzati dai romani, soggetti a invasioni di popoli provenienti dall'Est europeo e in definitiva dall'Asia, tornarono ad accogliere imponenti foreste e paludi.

    Minacciate dalle incursioni piratesche sulle coste, molte popolazioni cercarono scampo nell'interno, colonizzando ambienti rupestri che poi furono abitati da eremiti e nuclei di religiosi per una epoca lunghissima, ma dove intanto per secoli si tornò a vivere quasi come nell'età della pietra. Furono tempi che si suole definire bui, ma che portarono la natura a recuperare amplissimi spazi, rispetto alle perdite subite durante la colonizzazione romana.

    Ma fu una parentesi di non lunga durata. Ad opera anzitutto dei nuclei di religiosi, la conquista del territorio ripartì, questa volta per non fermarsi più, e divenne una vera e propria corsa favorita dallo sviluppo di soluzioni ingegnose per il controllo dei fiumi, per la bonifica dei terreni paludosi.

    Nel Rinascimento e nell'epoca dei Lumi, la Repubblica di Venezia aveva gelosamente amministrato le foreste alpine che fornivano legname per il suo arsenale, più tardi, nel XIX secolo, le foreste di querce di gran parte dell'Italia furono rase al suolo dal giovane Regno d'Italia per fornire traversine per la rete ferroviaria e per alimentare i forni delle crescenti imprese industriali. Si avvicinava l'epoca dell'estinzione di alcuni animali.

    (dalla redazione Rai)

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