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In onda il 21/07/2017 dalle 21:30 alle 23:34 -
Speciale Cose Nostre: Matteo Messina Denaro, il padrino invisibile
20/07/2017 - Venerdì 21 luglio su Rai1, due giorni dopo l’anniversario della strage di via d’Amelio del 19 luglio 1992 in cui persero la vita il giudice Borsellino e i cinque agenti della sua scorta, Cose Nostre dedicherà una puntata speciale a Matteo Messina Denaro, il boss mafioso latitante da più di 25 anni, il padrino invisibile.
Invischiato nelle pagine più scure della nostra storia recente, condannato per le stragi di Roma, Firenze e Milano del 1993, ma legato anche alla morte dei giudici Falcone e Borsellino, Matteo Messina Denaro vive in latitanza da anni, servendosi di una fitta rete di fiancheggiatori che gli ha più volte permesso di sfuggire alla cattura. Il racconto della vita di Matteo Messina Denaro diventa però la storia di quarant’anni di mafia, in una zona da sempre roccaforte dei più grandi affari di Cosa Nostra: Trapani e la sua provincia.
Cassaforte per anni dei clan mafiosi, Trapani può contare su una percentuale di banche e sportelli bancari fuori dal comune che hanno permesso alla mafia di riciclare denaro e ai mafiosi di quel luogo di accumulare potere e ricchezza. Un territorio che è stato periferia criminale fin quando non sono avvenute stragi e delitti, come la strage di Pizzolungo del 2 aprile 1985, o i delitti del giornalista Mauro Rostagno e del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto.
Matteo Messina Denaro si è introdotto in Cosa Nostra ereditando il potere dal padre Francesco, Don Ciccio, potente capomafia di Castelvetrano, legatissimo a Totò Riina, che ha poi adottato il giovane Matteo. Un potere che Matteo Messina Denaro ha fatto suo in modo completo alla morte del padre, nel 1998, iscrivendosi nel solco dei grandi boss della zona come Mariano Agate, e allargando ben presto il suo impero, economico, finanziario e criminale, assumendo di fatto il controllo di Cosa Nostra nell’ultimo decennio.
La sua latitanza da romanzo, i rapporti con i suoi fiancheggiatori, le storie delle mancate catture, gli affari ricostruiti attraverso le indagini, le intercettazioni e i pizzini sequestrati negli anni ai suoi sodali, rappresentano il cuore del racconto che si avvale di numerose testimonianze. Dai magistrati Nino Di Matteo, Andrea Tarondo e Teresa Principato, fino agli uomini delle forze dell’ordine che gli hanno dato la caccia, Giuseppe Linares, Renato Cortese e Saverio Montalbano. Senza dimenticare giornalisti, collaboratori, amici, persone che sono entrate in contatto con lui e che oggi raccontano la loro porzione di storia, il loro Matteo Messina Denaro.
(comunicato Rai)
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