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Gente di macchia (documentario)

Nell’area delle colline metallifere convergono i territori di quattro province, Siena, Grosseto, Pisa e Livorno. È una zona che appare in larga parte dominata dalla natura, con piccoli centri abitati circondati da boschi, che negli anni hanno ricoperto soprattutto le aree più a ridosso delle cime montuose o collinari. Un territorio raccontato dal documentario Gente di macchia, in onda lunedì 29 luglio su Rai3.

La presenza dell’uomo si è ridotta, l’antica vita rurale e l’agricoltura di collina e di montagna sono state quasi completamente abbandonate e questo spopolamento ha coinciso anche con la fine dell’attività estrattiva delle miniere. Di questa lunga storia, mineraria e contadina, rimangono i piccoli borghi incastonati nella macchia, come viene chiamato il bosco da chi ancora vive e lavora qui.

Il documentario incontra alcuni degli abitanti, da Engels e Fabio, con un passato da musicisti piuttosto glorioso, a Lia, cacciatrice fin da bambina; da Rolando e Irene, esploratori di miniere abbandonate, a Sabrina, architetto del comune di Massa Marittima, che ha seguito i lavori di restauro di una pittura chiamata Albero della Fecondità. E ci sono anche Magdy e Monica, lavoratori in Egitto nel settore turistico, che sono tornati a Massa per aprire un’enoteca, e Chiara, che ha avviato un birrificio totalmente sostenibile e rinnovabile grazie all’energia geotermica.

È la natura a suggerire il futuro di queste zone? Sembrerebbe di sì, stando alla vicenda di Vera che, veneziana, dalla laguna si è trasferita e vive nella valle del fiume Merse, poco distante dall’abbazia di San Galgano, dove progetta e realizza in tutta Italia biolaghi. Del resto, la scelta di vivere qui appare vincente, come dice sinceramente Eraldo, storico giocatore di Palla Eh!, che a Ciciano ha costruito per anni infaticabilmente le specifiche palline per il gioco, calcolando di averne ormai fabbricate dodicimila.

(dalla redazione Rai)

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