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È L’Aquila, con la sua tradizione culturale tra passato e futuro, la protagonista del documentario Maxxi L’Aquila, in onda mercoledì 13 novembre su Rai5. Palazzo Ardinghelli, magnifico esempio di architettura barocca, sorge nel cuore de L’Aquila. È uno dei simboli di una città destinata, a cadenze secolari, a crollare e rinascere dalle proprie macerie. Ridisegnandosi ogni volta il profilo, secondo lo spirito dell’epoca, imbevendosi di tracce di medio evo, rinascimento, e barocco. La sua base medievale nasce dopo il terremoto trecentesco, mentre la sua forma barocca è germogliata dalle macerie del terremoto del 1703.
E oggi, medicate le ferite dell’ultimo sisma, il palazzo si appresta diventare un polo dell’arte su scala planetaria, ospitando la sede aquilana del Maxxi. Un insediamento che si inserisce in pieno nella storia secolare della città .
L’Aquila, da sempre, ha attirato e lasciato germogliare in sé esperienze artistiche di alto livello. Tra Cinque, Sei e Settecento veniva definita la piccola Arcadia, meta dei grandi pittori della scuola napoletana. Negli ultimi decenni del Novecento, invece, venne chiamata il Parnaso, perché l’Accademia di Belle Arti locale e il teatro cittadino diventarono un polo attrattivo per artisti come Piero Sadun, Joseph Beuys, Carmelo Bene, Sylvano Bussotti, Gino Marotta, Gigi Proietti, Alida Valli, Antonio Calenda.
Il grande pittore aquilano Marcello Mariani, apprezzato in tutto il mondo, era inseparabile dalla sua L'Aquila, da lui ribattezzata la piccola Salisburgo. Dopo il terremoto del 2009 seppe rivitalizzare le macerie, trasformandole in opere, in preziosi frammenti di memoria. Testimoniando che l’arte, attraverso la bellezza, può medicare con amore le ferite di una città martoriata.
(dalla redazione Rai)